Siamo abituati all'imperversare di
linguaggi "forti" che ci aggrediscono, dagli schermi televisivi
e/o cinematografici, con voci gridate e comportamenti sguaiati e,
dunque, con una, per così dire, "valorizzazione" e
ratificazione di espressioni volgari e scurrili.
Tale malcostume, peraltro, non può non
avere un diverso impatto ed approccio nel mondo dei social network,
dove non può considerarsi ammesso e tout court ogni tipo di
linguaggio e di porsi nei rapporti interpersonali. Anzi soprattutto
in tale ambito appare più forte l'esigenza del rispetto e della
tutela di ciascun individuo della sua personalità, vista come
insieme di comportamenti ed opinioni, scelte e valori, nel quotidiano
confronto con gli altri.
Sappiamo bene - basta leggere i fatti
di cronaca - quanto siano diffusi atteggiamenti subdoli di sguardi e
gesti, messaggi e minacce velate, che condizionano il tranquillo
svolgimento delle attività di molte persone, a causa della
prepotenza di chi non è ben inserito nella società e prova un forte
spirito di rivendicazioni e di invidia.
L'uso di "parolacce" è mera
espressione di maleducazione ed inurbanità nei rapporti sociali, il perseguitare nell'uso di tale linguaggio sfocia in una forma di
molestia verso il prossimo che non vuol leggere ogni giorno simile
imbarbarimento.
Sebbene l'ambiente (gruppo Facebook)
possa essere informale, nel lessico usato non ci si può spingere
fino alle maniere rozze ed eccessive per attirare l'attenzione.
E' vergognoso il fenomeno che vede il
propagarsi della bestemmia all’interno della più grande rete
sociale di internet – Facebook - (non è solo un fenomeno che gira
nei vari gruppi di DoA ma è un problema generale)
Ci dobbiamo rendere conto che ormai il
web rappresenta la più vasta “pubblica piazza” globale e, come
tale, dovrebbe essere anch’esso qualificato da buone regole del
vivere civile e dal rispetto reciproco.
“Il centro abusi di facebook non aiuta
molto, pare sia un poco miope, e veda le segnalazioni solo se gli
pervengono numerose e, spesso, nemmeno in questo caso, visto il
numero incredibile di seguaci raggiunto da alcune pagine davvero
ripugnanti, nonostante le centinaia di notifiche.
Pare, altresì, che al centro abusi sia
diffusa anche una invalidante patologia auricolare, meglio nota come
“orecchio da mercante”, che rende difficoltosa la comprensione
dei concetti, soprattutto se scritti in una lingua completamente
sconosciuta: l’italiano. Accade, infatti, che molte segnalazioni
vengano completamente ignorate con la motivazione di non essere
scritte in inglese.” [Lorenza Perfori, Su Facebook dilaga la
bestemmia, ed è inarrestabile - www.libertaepersona.org]
Vi torna alla mente qualcosa ... KABAM.
Quello che manca a Facebook è,
pertanto, la volontà di prendere provvedimenti, aiutato legalmente,
in questo, da quello che si può definire un raro caso
giurisprudenziale: “Il sito, infatti, si dichiara proprietario, ma
non responsabile dei contenuti e, come molti altri content provider,
rifiuta di censurare o limitare la visibilità di contenuti e gruppi,
respinge le critiche in merito a contenuti diffamatori, che istigano
a reati penali, e alle richieste di risarcimento dei danni che ne
possono seguire” [Wikipedia].
“Di fronte ad uno scenario del
genere, risulta del tutto evidente che la bestemmia su facebook è
destinata a restare impunita, a rimanervi a lungo e, quel che è
peggio, a propagarsi sempre più.
I maschi sono sicuramente la
maggioranza ma, tra essi, gli adulti si contano sulla punta delle
dita. La maggior parte sono adolescenti e giovani, spesso studenti, e
molti, no, non si accontentano di bestemmiare, devono esagerare,
devono dare il meglio del peggio, ottenere un risultato superlativo,
la blasfemia massima, e così, con una furia verbale incontinente,
vomitano porcherie indescrivibili: un intruglio putrescente di
bestemmie, volgarità e pornografia, uno sputo di letame nauseabondo
sopra tutto.
Sconcerta osservare che, a questo
fenomeno riprovevole,partecipa anche l’universo femminile, e lo fa
con una passione e padronanza tale da mostrare di essere
assolutamente all’altezza, tanto da non aver nulla da invidiare
alla controparte maschile. Evidentemente tutti quegli anni di lotta
per poter essere come l’uomo, per ottenere la parità, prima o poi
qualche risultato lo dovevano produrre.
Poi ci sono gli adolescenti, i
ragazzini, addirittura i bambini, e fa impressione vedere quanti sono
e quello che scrivono.
Avranno all’incirca 13, 14, 15 anni
e, come generalmente accade a quell’età, hanno iniziato a
staccarsi dai genitori per volgersi alla comunità dei pari,
aggregarsi agli amici, fare gruppo. Il gruppo, poi, si trasferisce
anche nella realtà virtuale, viene replicato sul social network
“È lo specchio dei tempi, che ci
vuoi fare?”, qualcuno dirà. Certo, sarà pure così, ma questo
specchio riflette una realtà squallida e desolante. E allora
qualcosa bisognerà pur dire, qualche domanda porsela, come ad
esempio: quale responsabilità hanno i genitori in tutto questo?
Quanto conta l’esempio che trasmettono ai propri figli, o i silenzi
quando invece si dovrebbe parlare, assumersi l’impegno e la fatica
di educare?
Che i ragazzi grandi siano di cattivo
esempio per i più piccoli, su facebook è lampante: ne copiano le
intestazioni delle pagine e dei gruppi, nonché le frasi e le
immagini blasfeme, li imitano in tutto e, per sentirsi grandi e
importanti, vanno a bestemmiare nelle loro bacheche.
Si bestemmia al “Grande Fratello” e
all’“Isola dei Famosi”, perché allora non lo si dovrebbe fare
sul social network? E se è lecito uccidere il proprio figlio in
grembo, perché non lo dovrebbe essere anche bestemmiare che è,
sicuramente, meno grave? E se c’è chi lotta per legalizzare la
droga e l’eutanasia, perché non si dovrebbe lottare per rendere
lecita la bestemmia? E se sono taluni personaggi noti, i primi, ad
oltraggiare con vignette offensive e una satira volgare , perché su
facebook dovrebbe essere impedito? Se la società intera mostra, su
più livelli, che il rispetto non è più una virtù, perché mai
dovremmo averne per chi non la pensa come noi?
Rileviamo, altresì, come questi
giovani abbiano perfettamente recepito il modo di fare tipico della
nostra epoca, che consiste nel rovesciare la realtà, al fine di
poter fare i propri (porci) comodi.
L’art. 724 rientra tra le leggi del
Codice Penale, approvate dal laico Parlamento italiano, del quale –
in questo contesto – si chiede, giustamente, l’applicazione.
La rappresaglia scatta come reazione
dall’essere stati bannati, ovvero impediti ad accedere in una
determinata pagina, perché considerati importuni, o perché si sono
violate ripetutamente le regole.”
[Lorenza Perfori, Su Facebook dilaga
la bestemmia, ed è inarrestabile - www.libertaepersona.org]
UdA on Line non promuove tale comportamento, anzi lo condanna ed esorta tutti ad un più attento autocontrollo nel rispetto del buon viver.